Nell’azienda I-Tech Industries di Granarolo dell’Emilia è avvenuto un episodio gravissimo: una lavoratrice incinta, al rientro dal periodo di assenza in cui stava intraprendendo il percorso di fecondazione assistita, è stata licenziata con il pretesto dell’esternalizzazione della sua attività. Come troppo spesso accade dopo il Jobs Act, quando si vuole mascherare un licenziamento illegittimo è stata data una motivazione di natura economica. L’azienda era infatti pienamente informata e consapevole dello stato della lavoratrice.

Siamo intervenuti prontamente con l’azione sindacale, e la lavoratrice in un primo momento è stata reintegrata. L’aspetto più drammatico e brutale della vicenda, però, è che l’azienda nei fatti non ha mai consentito alla lavoratrice di riprendere l’attività lavorativa e, nel momento in cui ha ritenuto che la lavoratrice avesse avuto un'interruzione di gravidanza, ha comminato immediatamente un nuovo licenziamento.

Dichiara Alessandro Caprara della Fiom-CGIL di Bologna: “Siamo di fronte all’ennesimo caso di licenziamento discriminatorio e illegittimo, che dimostra come la prepotenza di alcune aziende non si fermi nemmeno di fronte ai diritti fondamentali e più basilari garantiti alle donne lavoratrici. L’azienda ha evitato qualsiasi confronto sindacale e non ci aveva informato di problemi economici o di riorganizzazione aziendale.”

Dichiara Stefania Mangione, avvocata della lavoratrice: “La lavoratrice intende impugnare giudizialmente il licenziamento discriminatorio”. Conclude Caprara: “Questo rende ancora più urgente e importante rafforzare le tutele di lavoratrici e lavoratori di fronte a comportamenti ed azioni prevaricatrici, discriminatorie e violente delle aziende che arrivano fino ai licenziamenti illegittimi.”

Bologna, 26 Maggio 2025

Fiom-Cgil Bologna