Metalmeccanici: REPORT SUGLI ACCORDI DI RICORSO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI A BOLOGNA
Sulla base di un campione rappresentato da 105 imprese metalmeccaniche bolognesi (con almeno
100 addetti) che occupano complessivamente 28.972 addetti (circa la metà di tutti i lavoratori del
settore nel territorio metropolitano compresi i dipendenti delle aziende artigiane) possiamo
cominciare a fornire alcuni dati rispetto alla gestione di questa prima settimana di sostanziale
fermata delle attività produttive.
È stata una settimana di impegno straordinario delle funzionarie e dei funzionari della FIOM di
Bologna che hanno discusso con centinaia di imprese (di ogni dimensione) e sottoscritto una enorme
quantità di accordi per dare copertura – attraverso gli appositi ammortizzatori sociali – ai lavoratori
e alle lavoratrici sospese dal lavoro a causa dell’emergenza coronavirus.
Tornando alle imprese che occupano oltre 100 addetti emergono alcuni dati che caratterizzano il
nostro territorio:
1) 20.725 addetti (pari al 72% del totale) sono occupati in aziende che hanno, ad oggi, attivato
il ricorso agli ammortizzatori sociali (85 su 105). Fanno eccezione il settore del packaging –
dal momento che le imprese bolognesi del settore stanno gestendo le chiusure e la
significativa riduzione di presenza al lavoro con strumenti contrattuali – le pochissime
imprese che rientrano nelle attività essenziali e le aziende dell’informatica – che continuano
le proprie attività con il personale che opera da remoto.
2) In tutto il territorio di Bologna solo 3 aziende (delle 105 che compongono il campione) – che
occupano 874 addetti – non stanno anticipando i trattamenti di cassa integrazione, e tutte e
tre le aziende erano già in estrema difficoltà finanziaria prima dell’attuale fase di emergenza.
Quindi il 96% dei 20.725 lavoratori e lavoratrici sopra indicati ha garantito, grazie agli accordi
sottoscritti, il pagamento anticipato da parte della loro azienda degli importi di cassa
integrazione.
3) Sempre sul campione identificato e sui 20.725 lavoratori occupati in aziende di oltre 100
addetti con ricorso agli ammortizzatori sociali, il 93% dei lavoratori ha garantito – grazie agli
accordi sindacali e ai confronti svolti con le imprese – la maturazione piena degli istituti
contrattuali – i cosiddetti “ratei” – durante i periodi di cassa (ferie, permessi, tredicesima
mensilità). Solo in 8 aziende non si è riusciti a raggiungere tale accordo.
4) Infine sono, al momento, 8 le aziende in cui si si sono concordate forme di integrazione
salariale e di tutele economiche aggiuntive agli importi di cassa integrazione. Si tratta di
importanti imprese del territorio che occupano complessivamente 5520 addetti (pari al 27%
del totale dei 20.725 lavoratori sopra richiamati). Sono, in questo momento, in corso ulteriori
trattative con l’obiettivo di definire anche in altre imprese tutele di questo tipo.
Questi numeri ci consegnano, ancora una volta, un quadro assolutamente chiaro per il nostro
territorio. La presenza del sindacato, della FIOM e della CGIL, l’autorevolezza delle delegate e dei
delegati, il sistema di consolidate relazioni industriali e la tipologia di imprese che abbiamo a
Bologna dimostrano che si è costruito, in pochissimi giorni e pur in un contesto estremamente
difficile anche per l’impatto pesante della cassa integrazione sulle retribuzioni, un meccanismo
di protezione per i posti di lavoro e di tutela dei salari delle persone che lavorano che non era
affatto scontato.
Merito di tanti, sicuramente merito delle delegate e dei delegati della FIOM e delle iscritte e degli
iscritti alla CGIL.
Bologna, 27 marzo 2020
FIOM CGIL BOLOGNA