Firmato in Comune l’accordo sulle Politiche abitative
Bologna, 22/11/19
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Il tema della casa assume, nell’attuale contesto, per le lavoratrici, i lavoratori e anche una parte di pensionate e pensionati, una dimensione molto più marcata rispetto al passato. E a Bologna si aggiunge anche il tema del turismo, e della notevole presenza in città di strutture ricettive, dell’aumento degli studenti nonchè delle persone a rischio esclusione sociale (soprattutto donne sole con figli a carico).
Insomma, una crescita generale e intergenerazionale del bisogno casa che solo marginalmente può avere una risposta nel patrimonio ERP, pur importante a Bologna.
Oggi però, contrariamente al passato, anche chi lavora non solo non è nelle condizioni di comprarsi una casa, nemmeno in prospettiva, ma spesso non può pagare nemmeno completamente un affitto di mercato. Sta anche fortunatamente cambiando una cultura, tipicamente italiana, tutta concentrata sull’idea della casa di proprietà, probabilmente per una visione dei giovani molto proiettata alla mobilità e agli spostamenti, vissuti spesso come sacrifici dovuti a una difficile situazione nel nostro Paese ma, a volte, anche come grande opportunità di realizzazione personale.
Coerentemente poi con quando sosteniamo da tempo sotto il profilo della sostenibilità ambientale e sociale, ovvero “stop al consumo di suolo”, vanno trovare tante, diverse e innovative risposte. Il tutto non abbandonando mai una battaglia perchè il tema ridiventi oggetto di politiche e di finanziamenti a livello nazionale.
Questo è quello che in questi ultimi anni si è provato a fare con l’Amministrazione comunale di Bologna.
In sintesi
• lavoro sull’intera filiera
• messa a disposizione dell’intero patrimonio pubblico, spesso fermo per mancanza delle risorse per i ripristini
• forte attenzione al patrimonio ERS, ovvero alle soluzioni di transizione (il tema della bassa percentuale di rotazione nel patrimonio ERP rimane, per chi come noi sostiene un welfare non assistenziale, un tema da risolvere, soprattutto a fronte dell’aumento esponenziale del bisogno)
• fondo per l’affitto come sostegno a chi sta nel libero mercato e, stante gli attuali regolamenti non potrà mai ambire a una casa popolare pur avendo reddito medio/basso e canone molto incidente sul reddito complessivo; a Bologna alle risorse regionali si aggiungono risorse comunali importanti
• necessità di rivedere completamente il ruolo di AMA (ag metropolitana per l’affitto), superando l’esperienza negativa ma non rinunciando ad avere un ruolo del pubblico nell’incrocio fra domanda e offerta di casa
• attenzione e sperimentazioni a soluzioni nuove come cohousing per giovani ma anche anziani
• utilizzo del patrimonio pubblico a fini abitativi (progetto 1000 case)
• riduzione delle barriere architettoniche e ristrutturazione del patrimonio ERP in una logica di allargamento dell’accessibilità per tutti ma partendo da chi ha maggiori problemi
• allargamento della discussione in ambito metropolitano, dove esistono zone con caratteristiche completamente diverse che però, se incrociate possono aumentare l’offerta (molte case vuote, invendibili, unite allo spopolamento) ma che, ovviamente, chiedono risposte precise dal lato mobilità e servizi
Il lavoro da fare è ancora molto, sicuramente di più di quello già fatto a partire da un maggior impegno sul nostro territorio di tutti i soggetti in campo perchè si metta fine ad una delle più grosse ingiustizie che, girando in città, è sotto gli occhi di tutti: palazzi enormi, di proprietà dello Stato, attraverso i Ministeri più svariati, da anni chiusi, disabitati, lasciati al degrado e tanto bisogno di casa senza risposta.
Tutta la fase della costruzione dell’accordo è stata seguita congiuntamente dalla CDLM e SUNIA BO, profondamente convinti che solo creando più integrazione tra di noi, possiamo generare a una stagione di contrattazione sociale e territoriale efficace e sempre più vicina alla nostra gente.
CGIL BO SUNIA BO
Sonia Sovilla / F. Rienzi