Firmato il Contratto Integrativo di Coop Italia, uno sguardo al futuro per la cooperazione
Il 18 febbraio è stato sottoscritto dalla Filcams Cgil e dalle RSU l’ipotesi di accordo per il Rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale per i dipendenti di Coop Italia S.c, consorzio che raggruppa e coordina le Cooperative afferenti al marchio “Coop”.
Il contratto riguarda oltre 560 lavoratori, suddivisi fra la sede di Casalecchio di Reno (Bo) e Prato. L’ipotesi di accordo è stata sottoposta al voto dei lavoratori nelle assemblee del 20 febbraio, che hanno visto la partecipazione di 415 lavoratori (pari al 75% circa degli aventi diritto). L’accordo è stato discusso e, quindi, approvato dai lavoratori con un voto favorevole oltre il 99% (un contrario e due astenuti).
A dieci anni dall’ultimo Contratto, il nuovo Cia rappresenta un punto di riferimento per l’intero mondo della cooperazione e inserisce importanti innovazioni nella contrattazione di settore.
Nel dettaglio il contratto integrativo mantiene ed enfatizza le specificità valoriali della cooperazione, valorizzando la partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale, e redistribuendo parti importanti di salario: viene confermato un salario aziendale fisso per tutti i dipendenti, ulteriore rispetto ai minimi tabellari previsti dal contratto collettivo nazionale pari a 1430€ (al IV livello del CCNL e quindi come base di partenza, che arrivano a circa 2800€ per i livelli superiori); viene potenziata l’incidenza della partecipazione dei lavoratori ai risultati aziendali, attraverso il ribilanciamento dei parametri del salario variabile di risultato con cifre erogabili che partono da 1500€ annui, per i dipendenti inquadrati al IV livello (circa una mensilità), per arrivare al 20% della RAL (retribuzione annua lorda) per i livelli più alti.
L’accordo prevede, inoltre, una diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. I lavoratori di Casalecchio di Reno, inquadrati come impiegati, vedranno infatti la diminuzione dell’orario di lavoro dalle 38 alle 37,5 ore settimanali, senza che ciò determini una diminuzione dello stipendio mensile o un assorbimento di permessi retribuiti.
Ma il Cia inserisce novità sostanziali riconducibili ai due pilastri del welfare aziendale e della conciliazione vita-lavoro.
A partire dall’anno in corso, infatti, i lavoratori avranno la possibilità di convertire parte o tutto il premio aziendale in welfare, fattore che permetterebbe ai lavoratori un risparmio sostanziale in termini di tassazione, facendo coincidere le cifre lorde al controvalore netto.
Il sistema di welfare verrà attuato in forma sperimentale a partire dal 2019 ma si fonda su tre principi cardine: volontarietà della conversione, in quanto i lavoratori potranno scegliere liberamente se convertire o meno il loro salario variabile in servizi di welfare; redistribuzione delle risorse, attraverso un meccanismo che permette di reinvestire i risparmi fiscali e contributivi aziendali (a saldo) nei servizi di welfare stesso; gestione bilaterale e contrattata, in quanto il sistema di welfare verrà attivato solo a seguito di una prima fase d’inchiesta sui bisogni dei lavoratori, per poi essere gestito da una commissione bilaterale paritaria con la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori.
Il secondo pilastro è rappresentato dagli strumenti di conciliazione vita-lavoro, articolati in diverse previsioni: orario di lavoro flessibile in entrata ed uscita, con fino ad un’ora di flessibilità; diverse formulazioni di nastri orari con flessibilità nelle giornate lavorative e nella gestione della pausa pranzo; banca ore solidale per lavoratori in difficoltà, o per esigenze di cura (malattia, inserimento figli al nido, vittime di violenza di genere, ecc), con un monte ore annuo di 4000 ore retribuite gestite tramite una commissione bilaterale fra azienda e rappresentanti dei lavoratori; part-time post maternità e orari agevolati (senza riduzione dell’orario contrattuale) per genitori e in caso di problemi famigliari; permessi e congedi straordinari a sostegno delle pari opportunità; l’istituzione di un fondo di solidarietà (12.000€ annui) per i dipendenti in stato di necessità a causa di eventi eccezionali.
Sotto il capitolo conciliazione vita-lavoro, ma anche con uno sguardo alle esigenze di tutela dell’ambiente, è stato sottoscritto, inoltre, quale parte integrante del CIA, un protocollo per l’attuazione dello Smart working. Questo strumento rappresenta un cambio del paradigma culturale nel governo aziendale che determina l’abbandono definitivo della “cultura del controllo”. Il protocollo, che verrà attuato in via sperimentale nel corso del 2019, stabilisce che lo Smart working è potenzialmente rivolto a tutti i lavoratori che potranno svolgere, inizialmente per un giorno alla settimana, la prestazione lavorativa ovunque (quindi non solo dal proprio domicilio). L’accordo si snoda su principi contrattati con l’azienda quali la volontarietà, la formazione in materia di salute e sicurezza, il diritto alla disconnessione da tutti i dispositivi tecnologici alla fine della prestazione lavorativa.
Attraverso tale accordo viene, inoltre, rafforzata la tutela dei lavoratori di fronte ai pericoli connessi all’utilizzo delle nuove tecnologie e delle modifiche legislative introdotte dal Jobs Act: il testo stabilisce infatti che i dati raccolti attraverso i dispositivi elettronici (pc, cellulari, ecc) non potranno essere oggetto di controllo a distanza dei lavoratori ed essere utilizzati ai fini disciplinari, in deroga a quanto previsto dal Jobs Act che aveva modificato le previsioni dello Statuto dei lavoratori.
Il nuovo Contratto integrativo è un accordo che guarda al futuro e inserisce sostanziali sperimentazioni che rappresentano una importante novità per il settore della cooperazione di consumo.
L’altissima adesione dei lavoratori dimostra che è possibile fare contrattazione ed essere competitivi senza tagliare diritti e salario ai lavoratori.
Per la Filcams Cgil Bologna
Stefano Biosa