Emergenza pronto soccorso: occorre ripensare la rete ospedaliera

L’emergenza pronto soccorso” del periodo natalizio, dovuta al picco di influenze più alto delle previsioni e alle molte cadute di venerdì scorso per il ghiaccio nelle strade di Bologna, mette in evidenza un tema centrale nella discussione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera: il tema di organici adeguati alla domanda  sanitaria dei cittadini.

Esistono indubbi problemi legati all’adeguatezza degli organici che non possono risolversi, come spesso capita, chiedendo ai lavoratori  impegni oltre il dovuto in settori così delicati. Anche se si tratta di dipendenti che mai hanno mancato di dare il loro fondamentale contributo nei momenti di enorme criticità. Vanno però aperti tavoli contrattuali con le categorie di riferimento, che affrontino seriamente il tema nonchè la necessità di avere un’organizzazione del lavoro che permetta di affrontare anche momenti non sempre programmabili nel pieno rispetto dei diritti del personale coinvolto.
Crediamo inoltre che non sia immaginabile risolvere un tema di questa portata senza un serio ragionamento che dia risposte efficaci all’utenza, a tutte le ore del giorno e della notte, nell’ambito della discussione più generale che riguarda, appunto, la  riorganizzazione della rete ospedaliera.

Concordiamo sulla necessità di rendere la sanità sempre meno ospedalizzata, sempre più vicina al territorio e agli utenti; crediamo fortemente nell’idea innovativa delle Case della Salute, nell’integrazione sociosanitaria e nella forte necessità di rimodulare la presa in carico soprattutto per le cronicità; siamo consapevoli che si renda necessaria una forte innovazione sanitaria anche con forte attenzione al tema delle risorse, al fine di continuare a garantire un sistema a regia pubblica davvero universale. Ma una discussione importante come questa rischia di rimanere sulla carta se il governo delle conseguenze di un sistema fortemente da riorganizzare si ferma di fronte all’ostilità di pochi.

Oggi nei festivi, prefestivi e di notte (quindi per una parte consistente dell’orario settimanale), tutta l’utenza è di fatto costretta a recarsi al pronto soccorso, essendo medici di base, pediatri di libera scelta, e 118 o irreperibili o inefficaci a risolvere i problemi delle fasce più fragili della popolazione (anziani, spesso soli, bambini e malati cronici). Per non parlare delle conseguenze dei limiti orari oggi esistenti per essere ricevuti negli ambulatori, che coinvolgono tutta la popolazione assistita.

C’è pertanto la necessità urgente di affrontare profondamente, con tutti gli operatori sanitari coinvolti, anche la discussione su questa parte di assistenza, contraddistinta ancora da un modello organizzativo che scarica su quei luoghi e su quei lavoratori, i pronto soccorsi appunto, un’utenza che dovrebbe trovare risposta in ben altre sedi.
L’attuale modello non regge più; sappiamo che la convenzione esistente rende difficile un ragionamento che veda passi in avanti in questo senso ma continuare, tramite la fiscalità  generale, a finanziare un modello di questo tipo, rende, di fatto, impossibile qualunque avanzamento  credibile  finalizzato a una innovazione sanitaria che dia ai cittadini più risposte e maggiormente efficaci. La persistente ostilità dei medici generici e dei pediatri di libera scelta ad entrare nel modello delle Case della Salute continua a rimanere un ostacolo insormontabile, che si spiega solo con uno sterile e, per certi versi, incomprensibile corporativismo. Se vogliamo salvare e rilanciare la sanità pubblica, va efficacemente affrontato con la giusta determinazione anche questo punto.

S. Sovilla
CGIL BO
A. Schincaglia
CISL BO
G. Spizzichino
UIL BO

Di seguito la rassegna stampa sulla notizia