Residenza per anziani Sassocardo di Porretta: scatole cinesi sulle spalle dei lavoratori
Non c’è pace per le lavoratrici dell’Albergo Residenziale Sassocardo di Porretta (Alto Reno Terme). La residenza per anziani negli scorsi mesi è stata al centro delle cronache per diversi e controversi cambi di proprietà, e per l’ordinanza del Comune che ha imposto alla struttura di allontanare tutti gli ospiti non autosufficienti, per i quali non esistevano autorizzazioni.
Il 23 giugno, le lavoratrici sono state tutte convocate ed è stato richiesto loro di siglare una lettera di dimissioni volontarie, contestualmente ad un’assunzione in una nuova realtà imprenditoriale denominata “Cooperativa Sassocardo”.
Per la stessa giornata era convocato un tavolo di crisi in Prefettura, richiesto dal sindacato, che la proprietà ha fatto saltare dando disponibilità per una data successiva al primo luglio, a giochi fatti.
La legge e i contratti prevedono che ogni cambio di gestione o cessione di ramo d’azienda veda un preventivo confronto con le organizzazioni sindacali, a tutela del personale, che ha diritto di passare senza soluzione di continuità alla nuova impresa: come già accaduto nei mesi scorsi, i nuovi datori di lavoro hanno aggirato totalmente la normativa, proponendo le dimissioni alle lavoratrici senza interpellare il sindacato.
La nuova società è stata costituita ad hoc per liberarsi dei debiti delle vecchie realtà aziendali, dopo che gli studi legali fiduciari del sindacato avevano proceduto a impugnare alcuni licenziamenti illegittimi e avevano iniziato le operazioni di recupero delle retribuzioni mai pagate a queste lavoratrici. Tra le altre cose, si era iniziato a richiedere il blocco dei conti correnti intestati all’Albergo Residenziale Sassocardo. Ora, le dimissioni delle lavoratrici potrebbero essere necessarie alla proprietà per liquidare la precedente Società, oberata di debiti il cui reale volume ci è sconosciuto, e per non essere obbligati a pagare TFR e retribuzioni arretrate.
Si tratta di corrispettivi che le lavoratrici perderebbero e potrebbero recuperare solo attraverso l’INPS, ma i tempi sarebbero molto più lunghi, fino a due anni per recuperare l’intero TFR.
Diverse dipendenti si sono rifiutate di siglare la lettera di dimissioni, portandoci a conoscenza dell’ennesima violazione della normativa operata da una proprietà che ricorre all’ennesimo gioco di scatole cinesi per evitare di rispondere dei propri obblighi di fronte ai lavoratori e alle istituzioni.
Stiamo valutando la possibilità di richiedere che l’azienda venga sanzionata per comportamento antisindacale. Contestualmente, riteniamo che le Istituzioni debbano fare chiarezza su quella che sembra sempre di più una vicenda di cui pagano le conseguenze lavoratori e cittadinanza.
Simone Raffaelli
Comparto SSAEP/EE.LL
FP CGIL Bologna